Il nostro recensore atipico, © Aldo Costa, oggi se la vede con Peter May e i Cesaroni delle Ebridi Esterne.
Il vestito più bello è quello che ci si toglie quando si è in due. Ma voi concentratevi su di un abito bellissimo, il più bello che possiate immaginare. È quello con cui Peter May ha vestito la sua trilogia di Lewis: l’ambientazione, appunto. Tutti e tre i romanzi si sviluppano nelle Ebridi Esterne, isole che ho avuto il piacere di visitare tre anni fa e che ritornano prepotentemente in cima alla hit dei miei desideri.
Scogliere, montagne, nebbie, piogge, vento, cieli, tutto meravigliosamente descritto e sapientemente distribuito, con un accenno quasi in ogni pagina. Un grande spot per l’Ente del Turismo Scozzese ma se al romanzo togliessimo la torba, il machair, le salite, le spiagge, le onde e le tradizioni popolari, ci troveremmo di fronte a una persona in mutande, con le gambe storte e secche come grissini, la pancia flaccida e le ginocchia giallastre. Dimenticavo: le unghie dei piedi lunghe e forse non del tutto pulite. E gli slip da 3 x 5 euro. E l’ombelico con la lanetta. E la cicatrice dell’appendicite sporgente. Tette cadenti l’avevo detto? Tette cadenti, che sia uomo o sia donna.
Mi dispiace. Ho amiche entusiaste che hanno letto questo libro in inglese, perché non ce la facevano ad aspettare l’edizione di Einaudi. Cosa posso dire? I’m sorry. Non è tanto la trama a essere inverosimile (e un po’ lo è) sono le scelte dei personaggi a non essere di questa terra. Non ce n’è uno che di fronte a un evento si comporti da persona intelligente. Sembrano i Cesaroni, avete presente? Creano casino quando la soluzione sarebbe semplice e a portata di mano.
Quattro le cose imperdonabili:
- Il protagonista che ogni tanto racconta il passato in prima persona, così, senza un pretesto, come se l’autore (o il traduttore) non avesse voglia di cimentarsi con il trapassato.
- Un omicidio a tre pagine dalla fine. A che scopo? Per farci capire che potrebbe esserci un seguito?
- Il nostro eroe che ha delle informazioni importanti e non le vuole dare alla polizia, vuole tenersi tutto lui, come nei peggiori gialli degli anni Sessanta.
- Un paragrafo di 4 righe per dire che è contento che la sua attuale compagna abbia perso la verginità con Donald e non con Artrair, personaggio di cui si parla nel primo dei tre romanzi, uscito e letto tre anni fa! Peter May, ma lo sai a noi cosa cazzo ce ne frega a chi l’ha data tua moglie prima di te?
Bon, diciamo noi in Piemonte per troncare un monologo, quando ci accorgiamo di aver esagerato e anche un po’ annoiato. Si badi che bon non vuol dire “buono”: vuole dire “basta”.
L’uomo degli scacchi, Peter May, traduzione di Chiara Ujka, Einaudi, ebook
5 comments
Sul libro, non discuto.
Ma la Scozia….non mi si tocchi la Scozia! Prima o poi, chiudo baracca, abbandono tutti e vado a perdermi tra Inverness e Skye. Aye. 🙂
Che poi, in quella terra ci sono solo MacLeod (Connor MacLeod di Highlander) o MacKenzie (clan MacLenzie di Outlander)??
Mi sa che sulla Scozia Aldo è d’accordo. Meno sui tizi in mutande. 😉
barbara, aprirò un Bed & Breakfast da quelle parti quando non andrò in pensione. Se vuoi prenotare già adesso… room ensuite vacancy, e un pub nelle vicinanze, Tutto quello che serve, insomma 🙂
Ed una piccola libreria 😉
Mi prenoto, per quando anch’io non andrò in pensione!
Fatemi sapere che vi vengo a trovare 😉
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