Thomas Jay

Thomas Jay

Mia cara Ailie,
ancora non sono sicuro di sapere perché mi chiedi di raccontarti la mia storia, né so cosa intendi trovare tra i risvolti cupi e luminosi della mia esistenza, ma visto che da un anno non mi dai pace e non ho motivo di nasconderti nulla, mi inoltrerò in questa strana avventura i cui esiti sono ancora incerti. In cielo, in terra e in ogni luogo, sia fatta la tua volontà.

Prima di scalare le vette del successo Thomas Jay non esisteva neanche, aveva lo stesso volto ma un altro nome. E molto prima che esistesse, la sua caduta era già cominciata.
Come hai già scoperto da sola, sono nato ad Arezzo un decennio prima che l’uomo mettesse piede sulla luna, quando la TV entrava nelle case e la guerra era già un ricordo.
Mio padre era un musicista di poco talento. Girava con la sua chitarra sempre in spalla e portava la zazzera alla Elvis. Non l’ho mai conosciuto: sognava l’America e lì finì male. Mia madre invece era figlia delle truppe alleate. L’ho vista per la prima volta che avevo quasi dodici anni. Non fu un grande idillio.
A prendersi cura di me intervennero due forze della natura che avevano ben poco in comune: mia nonna e sua sorella di latte, Lillina.
Mi tirarono su con simpatia e con i vecchi vestiti di mio padre: la Lillina arrangiandosi con lavori saltuari e mia nonna impartendo lezioni private ai rampolli che se le potevano permettere. Malgrado ciò, non mi fecero mai mancare nulla e crebbi spensierato, coi piedi scalzi e i libri in mano.
Andavano d’accordo come cane e gatto ma si volevano un gran bene. Mia nonna tirava la carretta tra la scuola elementare e le teste dure che affollavano i pomeriggi del nostro soggiorno, così pieno di libri che non ci si poteva neanche camminare e dal quale, in tali occasioni, ero rigorosamente bandito. Così, senza troppo curarmene, trascorrevo gran parte del tempo in strada, a razzolare selvaggio, oppure rifugiato in cima a un albero, a leggere tutto quello che mi capitava per le mani.
La Lillina, invece, faceva quello che poteva, con una gamba malconcia e il diabete. Nella vita aveva avuto poca fortuna, e tutto quello che il destino le aveva dato, prima o poi se l’era anche ripreso. Di figli ne aveva messi al mondo otto, tre morti nella prima infanzia, quattro durante la guerra e uno subito dopo. Ma lei non si era mai lamentata. Era uno di quegli esseri semplici il cui cuore gonfio era capace solo di elargire amore, e che i colpi della vita non avevano indurito ma addolcito, quasi fossero carezze.
Mia nonna sembrava un tipo austero e rigoroso, amante dell’ordine e della disciplina. Ma se si raschiava un po’ la superficie, le si scopriva una vitalità d’adolescente e l’impeto di una Giovanna d’Arco. Era anarchica fino all’ultima goccia di sangue.
Di statura era modesta, il corpo così esile da far temere che un colpo di vento l’avrebbe portata via, ma la personalità fiera e combattiva rendeva quel fragile fuscello una quercia che avrebbe resistito a qualsiasi uragano.
La Lillina, al contrario, era rotondetta e paziente, coi fianchi sformati dalle gravidanze e le mani consumate dal freddo dei panni lavati alla fontana. Aveva un sorriso dolce, pieno di sofferenza ma dalle grandi aspettative. Era analfabeta e grata al Cielo della propria ignoranza, che la rendeva umile tra gli umili. E credo avesse acconsentito che le insegnassi a leggere e scrivere come un atto di sottomissione a una volontà superiore, la mia. Per me avrebbe fatto qualsiasi cosa.
La mia vita era cominciata così, come un sogno dal quale non avrei mai voluto risvegliarmi: correndo in cima a una collina e gridando agli aeroplani con un aquilone fatto di ritagli di giornale in una mano. La felicità era in una giornata di sole.

Thomas Jay, Alessandra Libutti, Fazi Editore, p. 291 (14,50 euro)

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2 Comments

  • pare che FAZI quando ha ricevuto questo manoscritto si sia esaltato un sacco, insomma il classico testo che gli editori sognerebbero di avere tra le mani, che li ripaga delle tante pagine fuffa delle quali sono invasi. baci

    • Lei parla da persona informata sui fatti, Ilaria 😉
      Adoro i rumors letterari!
      Un bacione e alla prossima

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