L’amore a vent’anni – Giorgio Biferali

L’amore a vent’anni – Giorgio Biferali

Quante parole e pensieri stanno chiusi dentro un “ma”. Quelli che legano (o slegano) un padre a un figlio, un ragazzo a una ragazza. La diade, questo è il nucleo tematico di tanta narrativa perché due corpi in relazione sono immediatamente sottoposti a un sistema di forze che li avvicinano o li allontanano. E così accadono cose sulla pagina e dentro di noi.

Qui sulla pagina incontrate prima di tutto Giulio. Che è la voce che vi porta dentro questa storia, vi trascina con la testa sott’acqua e vi costringe a un’apnea di parole. È il modo più efficace per farvi vivere i suoi conflitti e dolori. Le sue incertezze. È un saliscendi di bianchi e neri: le emozioni che ti travolgono e rendono felici e poco dopo annientano.

E poi c’è Silvia. Il suo doppio. Perché lei si è fatta grande in una famiglia complicata, ha un rapporto pessimo con la madre che detesta, ha accumulato disillusioni circa i sentimenti. Non ci crede già più. E quindi è irresistibile.

Giulio invece ci crede. Perciò è chiaro, questi due sono perfetti per attirarsi e per respingersi in quel movimento che è la storia di tante storie… e che per questo ti travolge (e ti ricorda chi sei stato).

L’amore a vent’anni è fatto di picchi e cose che non sai e forse capisci solo rivivendole, cioè ricordandole. È una storia d’amore, è la storia di una famiglia, di un figlio e di un padre che c’è e forse lo trovi solo in un mondo ideale fatto di parole non dette.

Ti ricorda che diventi grande quando accetti che le cose possano avere colori meno netti, diventi grande quando smetti di vivere al presente e cominci a fare i conti con il futuro ma, soprattutto, con il passato, ciò che hai sbagliato, quello che hai perso e irrimediabilmente non ci sarà più. Vent’anni compresi.

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