Ben Lerner – Le figure di Lichtenberg

Ben Lerner – Le figure di Lichtenberg

Ben Lerner per “DiVersi, solo le cose inutili sono poetiche” di Elisabetta Bucciarelli che, stavolta, usa la poesia come una bussola (per orientarci, anche in politica).

Ben Lerner - Le figure di Lichtenberg - Edizioni Tlon
Autore: Ben Lerner
Casa editrice: Edizioni Tlon
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Vi invito a pensare in modo creativo alla politica nell’era dell’istamina.
Vi invito a pensare in modo creativo alla politica

dati gli uomini quali essi sono: asmatici, stonati e fuori tempo,
fuori campo e fuori allenamento. Vi invito a far correre il discorso, le mani
tra i miei capelli radi come un tema. Vi invito ad appoggiare la testa

a ogni mia ragionevolezza. Una volta l’incertezza
passava di corsa tra questi schizzi come un Labrador. Ora, delle mie prime opere,
                                                                                                                        un critico ha detto:

 “Era aperto, sono entrato senza bussare”. Signore e signori,

 il clima stasera è stato cancellato. L’Accademia ha condannato la cinciarella.
I poveri rubano i blocchi di sale del bestiame. Granate lussureggiano
nel giardino delle attività smantellate. È Shabbat. Vi devo invitare

a mettere a tacere le vostre pretese di conoscenza,
a metterle a giacere adagio e con estrema tristezza.

Cuore non fa rima con amore, quindi tutto si complica. Ancora di più se non abbiamo letto di lui un po’ di cose, tra tutte Odiare la poesia, pubblicato da Sellerio. Ma possiamo mettere a tacere le nostre pretese di conoscenza e prendere la poesia come fosse una bussola, appoggiarla sul tavolo e guardare dove punta.

Stiamo nel presente e lasciamo che gli occhi scrutino l’intorno. C’è forse qualcuno a cui affideremmo totalmente la nostra esistenza? Esiste per caso un solo essere umano (tolta la parentela a un grado – rischiando comunque la pelle – e qualche marito, compagno/a, moglie – rischiandola ancora di più) di cui possiamo fidarci senza resistenze? Visto che la risposta è sicuramente una sola (pur dovendo affermare che sì, ci fidiamo a occhi chiusi) domandiamoci perché non riusciamo a pensare alla politica in modo creativo.

Cosa c’entra? Eccome se c’entra. Visto che gli esseri umani sono stonati, fuori allenamento, fuori campo e soprattutto asmatici, cosa ci fa pensare che i nostri rappresentanti possano essere differenti dalle creature che vediamo ogni giorno esercitare il poterucolo minimo di fianco a noi?

Facciamoci un bel pianto, lungo e sonoro, e poi cerchiamo pace, consapevoli di vivere in un momento storico dove i poveri rubano i blocchi di sale del bestiame e homo homini lupus (nelle modalità più sofisticate e con tutta l’adorazione possibile per i lupi dolcissimi, inaccessibili e simbolici). Lascio la metafora così com’è e torno alla bussola. Lerner racconta con inquietudine la profonda mediocrità culturale della borghesia americana. Noi siamo meglio? Siamo sicuramente grandi intrattenitori, tanto che ne abbiamo esportato nel mondo il brevetto (e lo siamo da tutti i punti di vista, letterario compreso). E che intellettuali potranno mai essere i nostri rappresentanti designati? Figli nipoti sorelle e fratelli, selezione familiare, conflitto d’interesse di una provincia che non ha la meritocrazia come ascensore sociale ma la convenienza?

Accogliamo quindi l’invito del poeta a mettere a giacere adagio e con estrema tristezza le nostre pretese di conoscenza (che sono knowledge claims, con altre sfumature fuggevoli) e sentiamoci sollevati. Non è colpa nostra, nemmeno di fronte alla politica. Niente di quello che vediamo appartiene al nostro modo di comportarci, né opportunismi, né convenienze, né conflitti d’interesse e meno ancora perdonabilissime disonestà o piccolissime bugie. C’è dell’ironia, ma non poi così tanta. Salviamo i rapporti umani, annusiamoci tra simili, come fanno i lupi, appunto. E nell’ottica di una distopia ambientata nel futuro, ci sarà chiaro che non tutto quello che arriva dal passato può sempre corrispondere a verità (con buona pace di Plauto e del suo modo di dire a proposito dei lupi).

Questo difficile libro, che contiene una quantità notevole di rimandi e la partenza di infinite riflessioni, l’ho comprato alla libreria Modusvivendi di Palermo. Saluto gli stimabili e selettivi lettori siciliani e il libraio Fabrizio (che sta ampliando la sua proposta di poesia).

Ben Lerner è nato a Topeka, Kansas, nel 1979. Da poeta ha pubblicato tre raccolte che si sono aggiudicate prestigiosi riconoscimenti, come il Preis der Stadt Münster für Internationale Poesie in Germania e la candidatura per il National Book Award. Il suo primo romanzo, Un uomo di passaggio, lo ha lanciato nella narrativa e ha ottenuto nel 2012 il Believer Book Award. Nel 2014 è uscito il suo secondo romanzo, Nel mondo a venire (Sellerio 2015), uno dei casi letterari dell’anno. Nel 2015 ha vinto il MacArthur «Genius» Grant. Di Lerner, Sellerio ha pubblicato anche Odiare la poesia (2017).

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