Famiglie

Famiglie

Nella camera c’è odore di chiuso, il riscaldamento è troppo forte e secca la bocca. Ada pensa che è tutto sbagliato nella sua casa e per questo Daniele fugge, ancora una volta, prima del giorno. La maniglia del bagno è rotta, il vetro della porta del corridoio è stato sfondato da una pallonata e mai sostituito, le lampadine in salotto sono fulminate, mancano le pile al telecomando, i paralumi sono bruciati, le persiane non si chiudono. La fuga di Daniele le lascia come ogni notte in dono lo specchio nero della sua casa e della sua vita.
“Te ne vai?”
“Sì.”
“Ma è ancora notte.”
“Preferisco andare.”
Il suo sguardo si appiattisce su quello di lui, come il suo corpo quando fanno l’amore. Lei vede attraverso i suoi occhi ogni cosa di sé che da otto anni lo fa scappare. Lui non la lascia sola mai del tutto ma le concede la compagnia di un fantasma persecutorio e inafferrabile che si è insediato tra le sue stanze ed è l’idea della propria indegnità. Non tanto di lei, ma di tutto ciò che ha creato intorno a sé.
Di là dormono i suoi figli. Lo strascico di quella fuga non tocca ai suoi occhi l’immagine che lei ha di loro anche se è un fremito che per un attimo la sfiora. Dormono tranquilli, lontani da quella camera dove lui cerca di orientarsi al buio, lontani dal loro amore cianotico e in apnea. Daniele raccoglie i calzini da terra, rapido. Lo stomaco stringe, deve andare via, deve farlo in fretta. L’idea del risveglio con i figli di lei gli è insopportabile. Evita di guardarla, lei si scansa per farlo passare senza toccarlo, lui oltrepassa il suo corpo ed è per un attimo nel grumo del suo odore. In bagno la luce al neon sullo specchio lo fa apparire vecchio. La porta non si deve chiudere che la maniglia è rotta all’interno e manca solo che lui rimanga prigioniero e debba bussare e urlare per farsi aprire.
Nel cesso stagna il loro piscio notturno. In quella casa hanno l’abitudine, probabilmente ereditata da quando i ragazzi erano piccoli, di non azionare lo sciacquone di notte per non svegliarli, e lui lo fa, con fastidio, prima di pisciare, uno spreco d’acqua, ma non sopporta di aggiungere la sua alla loro urina stantia.
Mai convissuto e già tutti i danni della convivenza senza nessuno dei piaceri, pensa Daniele, mentre osserva preoccupato il suo sesso arrossato dall’infiammazione che l’amore con lei gli procura. Lei apre brusca la porta ed entra senza chiedere permesso, lui sussulta anche se dovrebbe essere abituato perché lei irrompe sempre così nelle stanze, e fra di loro, in quella casa, hanno abolito l’idea di ogni intimità e buttato le chiavi di tutte le porte.
Lei odia le porte chiuse a chiave ma lui sa che è solo perché le ha perse nel disordine.

Famiglie, Francesca Comencini, Fandango Libri, p. 322 (16,50 euro)

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