Che ci importa del mondo

Che ci importa del mondo

Sostenitori del “tanto scrivono tutti”, temperate la matita rossa. Ho finito (da qualche luna, in realtà… ci sta pure sia fuori catalogo) il romanzo di Selvaggia Lucarelli. 

Che sa scrivere, già lo sapevo. Per non saperlo bisognerebbe non avere alcun sistema diChe-ci-importa-del-mondo comunicazione. Quello che forse non sapete voi è che io mi candido come sua groupie ufficiosa. E lo voglio sull’epitaffio: alla Beretta la Selvaggia garbava una cifra. E mi par di vederli i detrattori con la bava alla bocca…

A parte la mera idolatria (ve la risparmio ma è idolatria godereccia, perciò non sapete cosa vi perdete), vivo nella ridicola illusione (ridicola per i detrattori, chiaro) non che dica davvero quello che pensa, ma che pensi davvero a quello che dice.

Mi piacciono i suoi pezzi, tweet, stralci, post, pure i post-it, mi piace perché sa mixare tutto il basso del mondo e a lei esce alto. L’ingrediente segreto non è il senso dell’umorismo ma il ritmo (al primo serve il secondo ma se hai il secondo fai un mucchio di altre cose…). La Lucarelli ha ritmo ed è una che non direbbe mai: “Non ci sono argomenti stupidi ma al massimo argomentazioni idiote”. Lo pensa, forse, di sicuro te lo dice con un pezzo sulle unghie. Tu lo leggi e le parole girano al contrario nella tua testa sussurrandoti che Belen ha rotto le gonadi. Non so come faccia, ma è fighissimo.

Comunque, perché pagare il conto in libreria con il sorriso? La Lucarelli non è tirchia. Dimenticate le solite 100 paginette stiracchiate del solito vip che non ha nulla da dire (poi gli fanno vedere il compenso e uno sforzo lo fa pure). La mia idolessa non bada a spese, ha un mucchio di cose da raccontare e lo fa.

La protagonista è Viola Agen (che a leggerlo al contrario diventa “Nega”, non vorrà dire niente ma io sono fissata con i messaggi subliminali e penso significhi tutto). Quarantenne – o giù di lì – bella e famosa per le ospitate al vetriolo nel salotto televisivo di una certa Speranza; famosa pure per bacchettare quelli che, alla fine, le fanno sempre pagare pegno (i maschi, tranne uno); mamma di Orlando e con un ex marito in faccende calcistiche affaccendato – vanesio, ingestibile, superficiale, donnaiolo e un po’ minchione – che tollera con ripetuti respiri zen perché è pur sempre il papà di Orlando (ed è già abbastanza gramo “amare di più chi ci ama di meno”).

Vi prego non vi accalorate, è chiaro che la faccenda sia parecchio autobiografica. E questa no, non è mai una buona cosa. La finzione è la realtà che fa uno sforzo per cercare di essere immortale (e perfetta). Per questo i narratori son tutti fuori di testa e quando dicono la verità giocano sporco con il proprio ego. E se uno non vuole fingere quando scrive, a me fa un po’ paura (allora perché non esce e vive?).

Però la Lucarelli è una supereroina e può raccontare pure i fatti suoi, perché ha il superpotere. Solo che come da copione all’inizio non lo sa neppure lei, perciò le prime cartelle sono un po’ inchiodate. E hai l’impressione dello sdoppiamento di celebrità. Viola parla come la Lucarelli, le sue amiche parlano come la Lucarelli… pure i maschi parlano come la Lucarelli. Che se fosse un selfie, l’hashtag sarebbe #mondomigliore, però narrativamente non va. Poi qualcuno alza il volume, senti il ritmo, e ti ritrovi a pagina 500, senza rughe e con un certo appetito.

Non so quanto né cosa legga, ma l’idolessa è intelligente e non ha malattie celebrali degenerative che la inducono a voler fare letteratura. Lei indossa narrativa pop e non fa una piega. Non avendo ansie da prestazione, non vi rovinerò la lettura raccontandovi altro della trama (il 90 per cento delle recensioni non serve a parlare di storie ma a dimostrare che il recensore ha letto un libro che non ha letto). Solo una precauzione: non leggetelo di notte, soprattutto non in presenza di un/a malcapitato/a dormiente… il mio venerato marito si è svegliato enne volte certo ci fosse il terremoto. Ero io, preda delle convulsioni, nel tentativo di trattenere il riso.

Le scene da Richter 8,5 sono diverse, la maggior parte ha come protagonista Orlando: otto anni di puro genio che mi regala svariate illusioni sul futuro del genere maschile. A conti fatti questo romanzo è una poderosa dichiarazione d’amore. Se non avete capito per chi, allora vi meritate quello che c’è fuori dalla porta. E adesso, scusate, ma devo controllare se Selvaggia ha aggiornato il suo status.

Che ci importa del mondo, Selvaggia Lucarelli, Rizzoli, p. 535 (18,50 euro) anche in ebook

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6 Comments

  • ma hai letto la versione intera o quella monca? 😀

  • Ahhha ah la groupie, è tanto bello innamorarsi di un autore! Mai letta la Lucarelli. Rimedierò- Un bacione

    • Mai letta perché non ha mai pubblicato prima 😉 Narrativa, intendo, per scrivere scrive e parecchio. Fammi sapere, che ci tengo al tuo parere, lo sai.
      Bacio!

      (P.S. Non avevo visto i messaggi sul cell è quello dell’ufficio… ti devo dare il mio privato)

      • Be’ il tuo privato me lo segnerei volentieri, dammelo privatamente alla prima occasione in cui mi scrivi, prometto di non diventere stalker come nei commenti.
        Solo fedele come i Carabinieri : ) Buon weekend!
        PS. noto ora che il romanzo ha ben 500 pagine, ottimo per me che odio i libretti furbetti.

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