Mariella Mehr – Ognuno incatenato alla sua ora

Mariella Mehr – Ognuno incatenato alla sua ora

Mariella Mehr per “DiVersi, solo le cose inutili sono poetiche” di Elisabetta Bucciarelli che oggi ci chiede di permettere alle parole di essere viste…

Mariella Mehr - Ognuno incatenato alla sua ora - Einaudi
Autore: Mariella Mehr
Casa editrice: Einaudi
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Ancora ti prospera il fogliame intorno al cuore
e una fresca presa di sale
impregna il tuo sguardo.

Di me nessuno vuol sapere,
di chi io sia la spezia
e di quale amore la durata.

Spesso canta il lupo nel mio sangue
e allora l’anima mia si apre
in una lingua straniera.

Luce, dico allora, luce di lupo,
dico, e che non venga nessuno
a tagliarmi i capelli.

Mi annido in briciole straniere
e sono a me parola sufficiente.
Effimero, mi dico,
perché presto cesserà ogni annidare,

e scorre via il resto di ogni ora.

La poesia “è una cosa che rende felici. La scrivi, l’aggiusti, e poi dici, ecco questo è il meglio che posso dare di me ora, e questa è la felicità”. Le parole virgolettate sono di Mariella Mehr, inserite nella prefazione di Anna Ruchat, decisamente da leggere per comprendere chi sia l’autrice.

Non dobbiamo farne la parafrasi e nemmeno collocarla in un contesto preciso, la storia personale e letteraria di chi l’ha scritta aprirebbe mondi (che mi auguro vi venga voglia di visitare). Come siamo soliti fare qui guardiamola, ascoltiamola, lasciamo che ci parli scollegata. Permettiamo alle parole di essere viste solo per quello che noi abbiamo esperito della vita.

Forse esiste un pudore che potremmo avere il desiderio di ritrovare e riguarda le assenze, l’addio, l’andarsene dei corpi. Sono mancanze indispensabili da cui cerchiamo in tutti i modi di farci abbandonare. Ma a distanza di anni, senza preavviso, ci richiamano a loro, le dobbiamo guardare, ascoltare. Poco importa se si tratti di vivi o di morti.

Vengono a tirarci i piedi, a cantare nel sangue, accarezzano i capelli. Forse vorrebbero anche tagliarceli.

L’anima fa strane cose, o se preferiamo, la nostra sensibilità reagisce in modi inaspettati. Una lingua straniera che ci fa compiere gesti riportandoci all’immensità del nido (anche al nido di un’immensità del filosofo Bachelard, che contiene assai più di quello che potrei raccontarvi qui). Annidarsi è il verbo proposto dalla poeta, essere per noi stessi parola sufficiente (che fatica). Non è difesa è uno stile. State certi che i vivi non vi lasceranno in pace, vi sgrideranno e si arrabbieranno con voi. Ma sappiate per certo che tutto è effimero. Finirà ogni angolo di buio e scorrerà via ogni ora.

Dopo aver dormito (non mi capitava da tempo così profondamente), ho visto questo libro sulla scrivania di una poeta. Si trova nella mia libreria da qualche anno, acquistato alla libreria Centofiori di Milano. Ho sempre pensato che non fosse il tempo di leggerlo, ora è arrivato. Provateci anche voi, vi ritroverete in luoghi poco frequentati, lo garantisco.

Mariella Mehr è nata a Zurigo nel 1947. Di etnia Jenisch, ha subito persecuzioni in nome del programma eugenetico promosso dal governo svizzero nei confronti dei figli appartenenti a famiglie nomadi. Da bambina piccolissima fu sottratta alla madre e assegnata in periodi diversi a varie famiglie e a tre istituzioni educative. Lo stesso accadde quando fu lei a diciotto anni ad avere un figlio, che le fu tolto. La rabbia contro le istituzioni sviluppò in lei uno spirito ribelle che la condusse a subire quattro ricoveri in ospedali psichiatrici e quasi due anni di carcere femminile. Dal 1975, come giornalista, ha scritto molti articoli di denuncia. Negli ultimi vent’anni ha vissuto prevalentemente in Toscana. Ha pubblicato diversi romanzi e quattro libri di poesia. In traduzione italiana: il libro autobiografico Silviasilviosilvana (Guaraldi 1995), i romanzi Il marchio (Tufani 2001), La bambina (Effigie 2006) e Accusata (Effigie 2008), le raccolte poetiche Notizie dall’esilio (Effigie 2006), San Colombano e attesa (Effigie 2010) e Ognuno incatenato alla sua ora (Einaudi 2014). La bio è tratta dal sito Einaudi.

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