Silvia Salvagnini – Il seme dell’abbraccio

Silvia Salvagnini – Il seme dell’abbraccio

Silvia Salvagnini per “DiVersi, solo le cose inutili sono poetiche” di Elisabetta Bucciarelli che ci suggerisce di prestare attenzione al prima (a tutti i prima).

Silvia Salvagnini - Il seme dell’abbraccio - Bompiani
Autore: Silvia Salvagnini
Casa editrice: Bompiani
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 questo libro
lo finisco quando ho sputato il rospo
quando sto bene al sole
quando ho spaccato questa noia
mangiato un girasole
eliminato il superfluo
la nozione di imperatore
e quando riesco a correre
con meno fiatone.

Fare una cosa per volta. E prima di fare quello che sappiamo di dover fare, è bene stilare un elenco delle priorità. In principio si sputa il rospo e ci vorrà del tempo, poi dobbiamo annoiarci e far fuori la noia e quindi è indispensabile dedicarci a eliminare la nozione di imperatore. Imperatore? Sì, ognuno ha il suo imperatore, chi sulla testa ogni giorno, chi dentro di sé da una vita.

C’è da lavorare prima di finire un libro. Di scriverlo o di leggerlo. La pazzia è stare bene per non condizionare chi leggerà o condizionarci se saremo noi a leggere. Ovviamente il libro è (anche) una metafora.

La poesia potrebbe invitarci a pensare che per ogni gesto da compiere esista un prima, a volte un lungo elenco di prima, tanti prima capaci di rendere il dopo, ciò che deve accadere, realmente significativo. E tutti questi prima potrebbero persino diventare l’azione principale, potrebbero addirittura elidere il dopo. Nuovi libri, non quello.

Per eliminare il superfluo, ad esempio, a volte ci vuole una vita. Per definire cosa sia per ciascuno di noi il superfluo addirittura dei mesi, degli anni. Ecco, questo potrebbe essere il motivo per cui i libri non li scriviamo mai e nemmeno li leggiamo mai. Oppure la ragione si nasconde nell’affanno che ci viene quando corriamo (avete provato a correre ultimamente?) o nella paura di stare bene al sole (meglio pallidi, meglio arancioni). Quindi sono tanti i motivi per cui i libri non si scrivono e non si leggono. Magari si potrebbe andare a una mostra di quadri o a teatro o a un concerto.

Ecco, questo è un buon prima, che dura un’ora e mezza, al massimo due. E fa capire cose ugualmente.

Il libro di Silvia Salvagnini me l’ha regalato mia zia, dopo aver ascoltato 23 poeti alla libreria del Convegno di Milano.

Non so se l’abbia comprato lì o dove, ma la copertina è talmente rosa che ho pensato fosse un dono da leggere subito, senza metterlo in coda. Sono sensibile ai colori. (A proposito, serata molto particolare quella di Viaggi DiVersi del 27 giugno, mi girano ancora nella testa parole pensate, non ostili e non del tutto a vanvera, parole che non avevo mai sentito, fossi in Voi inseguirei i poeti, andrei ad ascoltarli appena possibile, ascoltare è un verbo che può creare spavento, ma poi passa).

Silvia Salvagnini è nata a Venezia il 13/12/1982. Laureata in Lettere, era libraia, ora mamma e insegnante di pianoforte. Si  dedica alla poesia performativa; principali pubblicazioni sono: Laelefantevolante in Poesie dall’inizio del mondo, a cura di Nanni Balestrini, Premio Antonio Delfini 2009; I baci ai muri, Mimisol, 2006; Silenzio Cileno, Auteditori, 2004. La bio è tratta dal sito di Pordenonelegge.

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